I nodi da sciogliere Il futuro del Pri: tra partito e circolo esoterico di Francesco Nucara Nell'ultima Direzione Nazionale si è posto il problema del "Che fare" rispetto allo scenario che in questo momento si sta sviluppando nella politica italiana. Il tema riguardava e riguarda il futuro del partito. Il segretario in quell'occasione ha posto e si è posto un quesito a cui tutti insieme dovremo dare risposta. Non vorremmo che qualcuno, forse strumentalmente o forse no, avesse male interpretato le sue parole e, invece di ragionare sul "Che fare", ha pensato bene di dedurre, con estrema sintesi: "La porta è aperta per chi se ne vuole andare". E' il dramma storico di un partito che dovrebbe essere laico ma di fatto non lo è. Non siamo membri di una bocciofila. Siamo un partito che "deve" prendere decisioni collettive, sintesi di ragionamenti corali. E invece qualcuno, pur avendo espletato attività politica nel nostro partito per qualche decennio, si limita a dare risposte banali, egoiste, superficiali e talvolta interessate. Il segretario, nella sua breve relazione, ha posto un problema che riguarda il futuro di tutti noi: nell'attuale situazione politica c'è spazio per far vivere in modo autonomo le idee repubblicane? Ordunque, atteso che per le idee, per qualunque idea, c'è sempre spazio, ci si pone il problema se c'è spazio per l'idea repubblicana come ragionamento politico collettivo e non come spazio culturale. Trattasi, come si vede, di un'altra cosa. La Direzione nella sua stragrande maggioranza ha cominciato a dare le prime risposte esprimendo una chiara volontà su un PRI nettamente autonomo all'interno dello scenario politico italiano. Questo va bene, sebbene l'essere stati colti di sorpresa abbia potuto portare a risposte emotive. Lo vedremo nei prossimi mesi durante il Consiglio Nazionale e l'eventuale Congresso in primavera. I dubbi che animano le nostre coscienze in questo periodo sono ben forti e non desideriamo avere belle risposte, ma risposte ragionate. Un partito, qualunque partito, ha bisogno di idee, di programmi, di progetti, di una propria storia, di una propria visione dell'avvenire. Senza questa dote ci sono solo partiti di cartone. Questa dote però non basta. Abbiamo bisogno di una struttura organizzativa, supporti finanziari, voglia di battagliare, partecipazione attiva, coinvolgimento nella risoluzione dei problemi associativi. Senza queste condizioni rischieremmo di essere un partito di cartone o poco più di un circolo esoterico. Prima di dare risposte è necessario pensare a tutte queste cose. E' la semplice voglia di aprire un dibattito nel partito, e non solo tra i suoi dirigenti, che ci condurrà fatalmente verso un Congresso. La risposta poco impegnativa che abbiamo ricevuto ci pare poco convincente. La stessa "Voce" non ha ricevuto grandi contributi in proposito. Eppure era stato chiesto di allargare il dibattito. Il nodo c'è, vediamo di scioglierlo tutti insieme. Se dovessimo prendere ad esempio la situazione di Cervia, in cui l'assemblea ha deciso di considerare finita l'esperienza di sinistra (e chi non è d'accordo lascia il partito) dubiteremmo, e molto, sulla coesione di un partito che voglia continuare a esistere come tale. Roma, 11 novembre 2008 |